In cantina

Numero 8
Az. Agricola Castelvecchio

Ci sono alcuni vini che preferiamo in assoluto. Tuttavia non possiamo né mangiare né bere sempre le stesse cose. Certamente ho un debole per i vini potenti, corposi, dove però non si senta solo legno (quelli li detesto e per fortuna sono passati di moda), ma non possiamo sempre mangiare bistecche!!
Il Numero 8 trova la sua esaltazione in piatti gustosi ma semplici. Infatti mi è tornato in mente proprio leggendo la ricetta degli “Sfiziosi”.
Questo vino è prodotto da uve Canaiolo al 100%, cosa molto rara da trovare. Il colore infatti è molto scuro. I profumi sono il pezzo forte di questa bottiglia: si sentono note sia fruttate che floreali derivanti proprio dal vitigno. I pochi mesi di invecchiamento, fatti in barriques di secondo passaggio, servono più che altro ad aprire al massimo tutti i composti aromatici di cui è ricco questo vino.
Non ha una grande struttura, si beve molto bene, ha un gusto piuttosto fresco che lascia anche un retrogusto abboccato (leggermente dolce). Penso sia un vino particolarmente adatto al popolo femminile.

Si può abbinare praticamente ad ogni antipasto (eccetto il pesce ovviamente), alla vellutata bianca, al risotto zucca e grana, risotto carciofi e pinoli in crosta di parmigiano al petto di tacchino farcito e al tortino di patate






Chianti Colli Fiorentini 2008
Az. Ag. La Lanciola

Questo vino mi ha davvero ben impressionato. La prima cosa che mi è mi ha colpito sono gli intensi e persistenti profumi fruttati. Al gusto si presenta davvero molto equilibrato, rotondo, con una punta di acidità che ne vivacizza il gusto e lo rende davvero molto piacevole. Gli aromi del legno sono praticamente assenti, rispecchiando quanto dichiarato nella scheda di vinificazione che ho trovato sul sito dell’azienda agricola. L’affinamento, infatti, avviene in botti da 32 hl, le quali, a differenza delle barriques, cedono pochissime sostanze del legno, ma svolgono un’azione di “microssigenazione naturale” che favorisce la maturazione delle sostanze aromatiche presenti nel vino.
Va dato merito a chi ha deciso di non appesantire questo vino con enormi note legnose, speziate, tipiche delle barriques. Ogni vino deve essere trattato in maniera che possa esprimere al meglio le sue potenzialità. Se c’è una cosa buona che ha portato la crisi è la riscoperta (più per motivi economici che per intuizioni geniali…) di vini semplici, ma buoni; non è assolutamente vero che un vino per essere buono deve per forza passare 12 mesi in barriques!!

Certo questo vino non può reggere una portata troppo forte come un filetto di manzo. A parer mio si sposa benissimo con antipasti di salumi e formaggi non troppo stagionati; per i primi piatti ve ne suggerisco un paio proposti su questo sito:
Risotto zucca e grana (uno dei miei preferiti)

BUON APPETITO!           

Matteo Guasti

Chianti Classico 2006 Il Grigio
Agricola San Felice

Avrete sicuramente visto questa etichetta sugli scaffali della grande distribuzione. E’ molto appariscente. Pur avendola notata da tempo ho avuto occasione di bere questo vino, per la prima volta, solo un anno fa.
Faccio solo una piccola premessa: vi prego, non usate bicchieri da acqua per questi vini! Usate un bel calice ampio, altrimenti è come avere una Ferrari e viaggiare sempre in prima!
Nel calice si sprigionano due grandi nuvole aromatiche: una è composta dagli intensi profumi del Sangiovese (100% di questo vino), l’altra dagli aromi del legno in cui è affinato per 24 mesi.
L’80% in grandi botti, mentre il 20% in barriques. Questo mantiene un equilibrio fra gli odori presenti nel vino e quelli ceduti dal legno; questo mix, secondo me, è il segreto di un grande vino toscano.
Il gusto rispecchia bene quanto precedentemente detto: un grandissimo corpo contenuto in una buona rotondità.
Non aggiungerei altre cose se non consigliarvi di abbinarlo con la ricetta della Tagliata ai Funghi e sottolineare l’ottimo rapporto qualità/prezzo di questa bottiglia.




LA TERRA E’ BASSA

“La terra è bassa”, questa è la prima frase che mi è venuta in mente per introdurre questo “angolo del vino”. La frase l’ho sentita da mio nonno, contadino per una vita, incarnazione del detto “scarpe grosse e cervello fino”. Essa racchiude, nella sua apparente scontatezza, tutta la fatica (fisica e intellettuale) che c’è dietro a qualsiasi produzione agricola. Questa fatica è cento volte più vera e quindi più interessante di tanti discorsi a vuoto sul prodotto finito, che sia esso il vino, il pomodoro o l’arancia.
Inizio così per far capire che questa rubrica non ha la pretesa di sfornare paroloni (incomprensibili) su vini di chissà quale parte del mondo. Questo approccio ha già ampiamente dimostrato il suo fallimento riducendo a “elite” coloro che sono (o pensano di essere) in possesso di tale lessico e emarginando chi per la prima volta si avvicina al mondo enologico.
Qui ci interessa l’esperienza reale che si fa bevendo un vino! Se dei vini di cui parlerò avrò notizie certe sul loro tipo di vinificazione le fornirò, altrimenti mi atterrò a scrivere quello che riesco a sentire con la degustazione.
Proverò a fare qualche abbinamento con le ricette proposte, o semplicemente a consigliare un vino che mi ha impressionato per qualche motivo, sia esso affinato per 12 mesi in barriques o un semplice e giovane vino da tavola. Quello che mi preme trasmettere è che il vino va bevuto tutti i giorni e non esistono vini perfetti in assoluto: esistono vini adatti per quel tipo di occasione e per quel tipo di piatto. Per me, infatti, il vino è strettamente collegato al cibo. I vini “da meditazione” li ritengo un’invenzione di quel modo fallimentare di promuovere questo fantastico prodotto della terra e del lavoro dell’uomo.
Ovviamente ogni vostro suggerimento, osservazione o correzione sono ben accetti!


Matteo Guasti

1 commento:

nonna papera ha detto...

in gamba l'esperto!!! mi piace si si!